Alle giurie popolari preferiamo l'etica del comunicatore

| Paolo Brescia |

Basti l'etica, per favore. Basti il decalogo del giornalista, sentenza storica della Corte di Cassazione che determinò i canoni del diritto di cronaca. La verità oggettiva o putativa, frutto di un serio e diligente lavoro di ricerca, su tutti. 

ripassiamo insieme

Non basta, a garantire che nel nostro Paese, un operatore della comunicazione cerchi sempre, e al di la di ogni interesse, la verità e nient'altro che la verità? Tutta la verità?

Spesso non basta. E' vero. Spesso l'editore è più potente dei canoni. Spesso il canone (quello dell'imposta TV) è più forte del diritto. Ma che c'entra, questo, con la proposta a dirla tutta iniqua e populista di istituire dei "tribunali" popolari per stampa e tv che sono, per qualcuno, "i fabbricatori di notizie false per far detenere il potere a chi lo ha". E fuori dalla singola frase così si esprime sempre una certa parte politica che vede nell'alterità una minaccia costante, fatta da persone, così vengono descritte, alla costante ricerca dell'assalto mediatico senza tregua. 

Ai lettori, che reputo di intelligenza elevata e di capacità di utilizzo consapevole e critico della rete, chiedo e consiglio solo un rapido giro sui più noti social network. Vi basti digitare nomi di pagine e comunità virtuali riconducibili ai poli movimentistici/politici di cui sopra. Pochi minuti basteranno, ai lettori, per inorridire di fronte al populismo trapelante. Non facciamo nomi ne accuse formali. La libertà di espressione è garantita, più volte, nel nostro paese (per fortuna, e nemmeno sempre, dunque ben venga). 

L'idea che l'altro vada combattuto è fissa. Il pensiero che non si possa lavorare di mediazione, perché il giornalista è bugiardo, il politico ladro e l'imprenditore è mafioso è spesso una preoccupante analisi che trasuda dall'analisi di questi aggregati social. La Vita poi dimostra ben altro. Dimostra che le bufale provengono in misura maggiore da qui e da questo tipo di catalizzatori di rabbia e rivalsa, e non da quegli organi di stampa e informazione che pure hanno da riflettere sulle loro peculiarità: appunto, dov'è oggi l'applicazione dei canoni? Dov'è l'etica del giornalista? Al populismo dei tribunali del popolo preferiamo quest'ultima, a garanzia della giusta aria di libertà che dovrebbe circolare, fresca, nel nostro Stivale.

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